Locandina incontri Siblings

Ciclo di incontri sui Siblings: cosa significa essere fratelli e sorelle di persone con disabilità intellettiva e relazionale

Con il termine “siblings” ci si riferisce comunemente ai “fratelli e sorelle di persone con disabilità”. Nascono, crescono e diventano adulti in una dimensione strettamente connessa alla disabilità del proprio familiare. Se in famiglia c’è un bambino disabile, i fratelli e le sorelle si trovano a confrontarsi quotidianamente con la disabilità. Questo significa che incontrano, nel loro processo di crescita, delle sfide aggiuntive. A volte li rendono più forti, ma che altre volte rendono le cose piuttosto difficili. Essere sibling non è necessariamente una condizione negativa, anzi. Ma si tratta sicuramente di una situazione complessa. Carica di sfide aggiuntive che durano per la vita intera, ma che si sviluppano fin dalla tenera età. I siblings si troveranno a domandarsi il perché di alcune circostanze e interrogheranno i loro genitori su aspetti difficili da capire.

Per approfondire questi temi e fornire informazioni sui percorsi per siblings in partenza, Anffas Torino A.P.S. organizza un ciclo di incontri informativi dedicato ai genitori di siblings di età compresa fra gli 8 e i 12 anni. L’iniziativa non è riservata solamente agli associati Anffas ma è aperta a chiunque voglia approfondire l’argomento, aprendo a uno spazio di dialogo e confronto. Ricordiamo che Anffas ha già organizzato dei gruppi di auto-mutuo aiuto (clicca qui).

I SIBLINGS – Cosa significa essere fratelli e sorelle di persone con disabilità intellettiva e relazionale

Ciclo di incontro nella sede di via Carlo Bossi 24, Torino

  • Primo incontro: sabato 20 novembre dalle 9.30 alle 12.00
  • Secondo incontro: sabato 11 dicembre dalle 15.30 alle 18.00

Info e iscrizioni: anffastorino.aps@gmail.com

Disegno stilizzato Siblings

Progetto Rare Sibling: conoscere e capire chi vive con un fratello o una sorella “rari”

Dare voce a migliaia di sorelle e fratelli che quotidianamente affrontano le problematiche legate alle Malattie Rare. È l’obiettivo con cui nel 2018 è nato ad opera dell’OMAR (Osservatorio Malattie Rare) il progetto Rare Sibling. Creare cioè un momento di incontro, aggregazione, confronto e scambio di esperienze tra siblings di ogni età. Siblings è il termine inglese con cui appunto si identificano le sorelle e i fratelli di persone con disabilità.

Negli anni, il progetto Rare Sibling è diventato un punto di riferimento anche per tutte quelle realtà che dedicano il proprio lavoro a migliaia di ragazzi.

Sarà tutto ciò al centro del convegno online Cosa vuol dire essere Rare Sibling. Conoscere e capire chi vive e cresce con un fratello raro, promosso dall’OMAR. In collaborazione con l’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e con il Comitato Siblings (Sorelle e fratelli di persone con disabilità). Appuntamento lunedì 15 novembre (ore 10-11.30). L’incontro è voluto per fare emergere i bisogni, elaborare soluzioni e far conoscere le storie di tanti ragazze e ragazzi, in particolare attraverso lo storytelling, ovvero tramite la narrazione di storie di vita. 

questo link è disponibile il programma completo del convegno online del 15 novembre. Per partecipare accedere a questo link. Per ulteriori informazioni: Rossella Melchionna (melchionna@rarelab.eu).

Fonte: www.superando.it

Ricordiamo che anche Anffas Torino ha organizzato un ciclo di incontri sui Siblings: clicca qui.

Gruppo di persone su una scalinata

Sosteniamo “ConTeSto”, rete di contatto tra pazienti, servizi sanitari e associazioni su malattie rare e disabilità

ConTeSto è la nuova Rete dedicata alle malattie rare e complesse e alla disabilità. Mette in comunicazione i pazienti, le associazioni e i servizi del territorio piemontese. L’obiettivo infatti è rendere più funzionale il sistema della cura, mettendo quindi al centro i bisogni delle persone.

Tutti noi conosciamo qualcuno che vive questa situazione. Un parente, un amico, un collega. Persone che convivono con malattie rare, disabilità, patologie che rendono faticosa e difficile la quotidianità. ConTeSto partecipa al contest Network4People 2021 di Reale Foundation. Per votare questo progetto: https://realefoundation.org/it/contest/network4people-2021/contestowebit-1002.html#vote.

Il progetto CONTESTOWEB.IT

“ConTeStoWeb.it” di Federazione Malattie Rare Infantili ODV è una rete dedicata alle malattie rare e complesse e alla disabilità che mette in contatto pazienti, associazioni e servizi del territorio piemontese, rendendo di conseguenza più efficiente il sistema di cura.

La piattaforma nasce da due principali bisogni: quello di favorire il consolidamento delle reti sociosanitarie e assistenziali già disponibili, ma disperse e non comunicanti, nonché le associazioni che si interessano di patologie rare e complesse; la necessità di sottolineare il ruolo del paziente, ponendolo al centro della rete non solo come assistito, ma come protagonista della propria salute.

“ConTeStoWeb.it”, dunque, risponde a bisogni informativi e formativi e stimola la comunicazione tra pazienti, familiari, operatori sociosanitari, professionisti della formazione e dell’informazione e opinione pubblica:

  • migliorando la comprensione della propria condizione clinica;
  • aumentando la velocità e la soddisfazione percepita;
  • inoltre rafforzando la sinergia tra Istituzioni ed enti del volontariato.

Gli obiettivi del progetto

Con il progetto ConTeSto su malattie rare e disabilità, la Federazione Malattie Rare Infantili ODV vuole migliorare l’utilizzo dei servizi a disposizione negli ospedali e sul territorio attraverso una capillare attività di organizzazione e comunicazione, rispondendo dunque ai seguenti principi:

  • Sussidiarietà, coinvolgendo pazienti, associazioni e istituzioni sanitarie nella realizzazione di un progetto comune;
  • Prossimità e Domiciliarità, mettendo al centro dell’azione il malato e la famiglia, facendo emergere le potenzialità di ciascuno;
  • Sinergia tra tutti gli attori che si muovono in ambito welfare;
  • Sostenibilità, orientando il paziente a muoversi correttamente nel Sistema Sanitario Nazionale;
  • Innovazione Sociale data dal portale web e dalla collaborazione per il reperimento delle informazioni necessarie alla creazione e alla condivisione dei contenuti.

I beneficiari del progetto

A beneficiare del portale “ConTeStoWeb.it” saranno 5.000 pazienti affetti da malattia rara e disabilità e i loro familiari (circa 6.000). 82 associazioni, di cui 22 promotrici del progetto e 60 destinatarie (33 del forum A-Rare, Anffas e 26 appartenenti a Fish). E ancora 1.000 operatori sociosanitari che trarranno beneficio nel loro lavoro grazie alle attività e ai servizi di ConTeSto.

Destinatari indiretti saranno poi la popolazione e le istituzioni che parteciperanno agli incontri e contribuiranno alla comunicazione e alla sensibilizzazione in merito alle malattie rare e alla disabilità.

Personsa con disabilità di fronte a Palazzo Pubblico

Lettera aperta per bloccare il taglio dell’assegno mensile per la disabilità

Anffas Torino partecipa all’iniziativa dell’Associazione “Pepitosa in carrozza”, che ha pubblicato sulla piattaforma www.change.org una lettera aperta per bloccare il taglio dell’assegno mensile per la disabilità.

Per firmare la petizione: https://chng.it/mVh4YdCv


Bloccare il taglio dell’assegno mensile per la disabilità

Siamo il team dell’Associazione “Pepitosa in carrozza”. Con la nostra Presidente Valentina Tomirotti, abbiamo deciso di scrivere questa petizione. Vogliamo informare l’opinione pubblica su una gravità che si sta abbattendo sulle persone con disabilità. E sensibilizzare le istituzioni a prendere provvedimenti seri per bloccare questa grave situazione. Il riferimento è a una novità dell’INPS, approvata da pochi giorni, che farà ricadere a pioggia sulla testa degli utenti con disabilità innumerevoli problemi economici e sociali.

Da pochi giorni, le persone con disabilità ancora una volta devono fare i conti con regole che incideranno pesantemente sul quotidiano, di natura sia sociale, civile ed economica. La novità riguarda l’assegno mensile d’invalidità che verrà riconosciuto solo a chi NON lavora. L’INPS si è di fatto uniformato al recente orientamento della Corte di Cassazione secondo cui “il mancato svolgimento dell’attività lavorativa di cui all’articolo 13 della legge n.118/1971, integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d’ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio.”

La decisione dell’Inps sull’assegno per la disabilità

Con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, proprio l’Inps, rifacendosi a questi pronunciamenti della Corte di Cassazione, ha modificato le sue precedenti indicazioni sulla concessione dell’assegno mensile di assistenza. Cioè di quella provvidenza di 287 € mensili che veniva erogata agli invalidi parziali (dal 74 al 99%) solo se non superavano un reddito personale di 4.931 € annui.

Nel nuovo messaggio, Inps precisa cosa significhi d’ora in avanti “inattività lavorativa”. Non ci deve essere nessuna attività lavorativa, neanche minima, che produca reddito. Anche se minimo e anche se inferiore ai 4.931 € annui. È una interpretazione estremamente restrittiva. Limiterà la possibilità di qualsiasi lavoro o inserimento per le persone con disabilità.

Chiediamo alle istituzioni, al Governo e al Ministero della disabilità nella persona della Ministra Erika Stefani, di prendere un impegno concreto verso la cittadinanza con disabilità. Chiediamo di bloccare questa nuova normativa. E trovare soluzioni esaustive per i bisogni economici di noi soggetti disabili. Sostenere e incentivare la nostra autonomia e dignità anche attraverso una garanzia di lavoro.

Costituzione e Convenzione ONU

Così sancisce anche l’art. 4 della Costituzione italiana. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

L’art. 27 della Convenzione ONU. “Gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità. Gli Stati Parti devono garantire e favorire l’esercizio del diritto al lavoro, anche a coloro i quali hanno subito una disabilità durante l’impiego, prendendo appropriate iniziative anche attraverso misure legislative […]”.

Grave impatto sulle persone con disabilità

La gravità di questa decisione non può passare inosservata. L’impatto, al di là del residuale “risparmio” per le casse INPS, è deleterio per le persone con disabilità già a bassissimo reddito, per le loro famiglie. E anche per la possibilità di svolgere lavori con orari limitati e magari con finalità più terapeutiche e socializzanti, che di reale sostentamento.

Se ancora ci fosse qualche dubbio, la vita delle persone con disabilità è più onerosa delle altre persone. Non per sfizi, ma per necessità di coinvolgere professionisti per compiere azioni quotidiane.

Le persone con disabilità hanno diritto di lavorare, hanno diritto ad una socialità conquistata e a questa misura economica mensile. Non può essere trasformata in una scelta di colpa ambire ad essere un soggetto economicamente attivo. Questa decisione non farà altro che aumentare il lavoro in nero, l’assenza di sicurezza o la scelta di galleggiare semplicemente per sopravvivere.

Ci aspettiamo che le persone con disabilità non siano ancora una volta messe in silenzio e marginalizzate insieme ai propri diritti. Ci aspettiamo che finalmente venga incentivato l’ascolto dei bisogni e necessità di tutte le persone indistintamente.

Il team di “Pepitosa in carrozza” e Valentina Tomirotti

Giancarlo D'Errico
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Sostegno all’invalidità: “È un diritto delle persone con disabilità avere protesi e ausili adatti alle singole esigenze, a prescindere dai soldi”

Anffas Torino aderisce alla Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che martedì prossimo sarà ricevuta da Mario Minola, direttore generale della Sanità della Regione Piemonte. L’argomento è il sostegno alla disabilità e all’invalidità: protesi e ausili, codici sanitari e budget. Riportiamo il comunicato stampa della Fish.


“È UN DIRITTO DELLE PERSONE CON DISABILITA’ AVERE PROTESI E AUSILI ADATTI ALLE SINGOLE ESIGENZE, A PRESCINDERE DAI SOLDI”

Codici sanitari obsoleti, attribuzioni di protesi e ausili non adatti alle necessità della persona, riduzione delle esigenze ai budget disponibili. Sono solo tecnicismi, parole dal significato oscuro?

Umberto e i pannoloni inadeguati

Chiedetelo a Umberto, 30 anni, disabilità intellettiva gravissima, tetraparesi spastica, vescica neurologica. I pannoloni che l’ASL gli fornisce in pacchi da 30 non sono adeguati alle sue esigenze, né per dimensioni né per capacità di assorbenza. Di fronte alle proteste, la risposta è che possono anche mandargli quelli adeguati, che costano di più, ma a parità di budget. “Quindi – si domanda il padre – mio figlio potrà fare i suoi bisogni una sola volta al giorno? Anche se non è in grado di controllare la vescica? O le altre volte se la farà addosso? Oppure andrò io in farmacia a comprare i pannoloni adeguati in numero sufficiente. Badate bene – continua – non è un capriccio o una pretesa assurda. È un suo diritto avere quei pannoloni”.

Nell’ultimo bilancio della Sanità il tetto massimo di spesa per ogni assistito è drammaticamente diminuito. “La spesa ammessa per i pannoloni di mio figlio – spiega il padre di Umberto – è scesa da 14 a 4.50 euro al pacco. Ammettiamo pure che prima fosse esagerato, ma la riduzione del costo di un terzo può avvenire a parità di qualità? I fatti dimostrano che non è così, se volete le prove basta passare una giornata con noi…”

Le storie di Dario, Costantin, Antonio, Francesca…

La storia di Umberto non è l’unica. C’è Dario, cui è stato assegnato un sollevatore da casa che non sta in equilibrio: è stato ritirato (e, speriamo, buttato via) ma non ne è mai arrivato uno nuovo. Constantin ha bisogno delle traverse per il bagno. Gliele portano troppo piccole, mentre fino a qualche mese fa arrivavano quelle giuste. E c’è Antonio, che ha 60 anni e una gamba finta. Per uscire di casa ha bisogno di uno scooter, nel corso dell’ultimo anno gliene hanno portati tre, tutti rotti. “Ma io ho paura – racconta – di rimanere bloccato in giro per la città. Preferisco rimanere chiuso in casa”. E c’è Francesca, 30 anni, anche lei con disabilità intellettiva gravissima e tetraparesi spastica. Le hanno assegnato una carrozzina standard, ma è troppo piccola. Semplicemente, lei non ci sta. I genitori però hanno paura di denunciare, hanno paura di perdere quello che già hanno.

Il sostegno all’invalidità è un diritto, non un regalo

“Ma non è un regalo, è un loro diritto costituzionale avere gli ausili adatti alle esigenze di loro figlia, un diritto negato” tuona Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino e vicepresidente della FISH. “I protocolli attuali sono vecchi – spiega – nella logica e nel metodo. Non si può ragionare per forniture standard nella logica dell’appalto al massimo ribasso. Ma bisogna adottare il modello del “costo standard”. Una forbice di spesa predefinita all’interno della quale devono muoversi fornitori accreditati all’albo, che devono anche garantire un’assistenza efficace ed efficiente nel tempo. Bisogna considerare le specifiche esigenze di ogni singola persona, esigenze che possono anche cambiare nel corso degli anni. E che i diritti delle persone con disabilità non possono essere limitati dai soldi a disposizione. Spendere meno non può essere l’unico criterio, bisogna spendere il giusto e spendere meglio”.

Per discutere di questa emergenza, le associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità – FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) – saranno ricevute da Mario Minola, direttore generale della Sanità della Regione Piemonte. Appuntamento martedì 19 ottobre alle ore 17.00 in via Regina Margherita.

I temi del confronto sul sostegno all’invalidità

I temi che verranno portati a questo tavolo di confronto sul sostegno all’invalidità e alla disabilità sono i seguenti:

  • I codici: i nuovi codici sanitari – ossia le indicazioni che gli specialisti sono chiamati a riportare prima di assegnare protesi o altri ausili – sono entrati in vigore nel lontano 2018. Tuttavia, in numerose ASL piemontesi continuano ad essere utilizzati codici “vecchi”; manca, cioè, un’indicazione generale della Regione sull’argomento, con la conseguente difficoltà per avviare la pratica burocratica.
  • Attribuzione di protesi e/o altri ausili: sono stati fatti degli appalti per strumenti obsoleti o spesso non adatti alle esigenze dei soggetti richiedenti. Per affrontare il problema seriamente servirebbe ragionare per accreditamento con un albo dei fornitori aggiornato. Gli ausili vengono concessi in ragione non delle reali esigenze dei soggetti, bensì del budget pro capite; bisognerebbe invece tenere in considerazione i bisogni concreti della persona per personalizzare anche le forniture standard dei materiali, a prescindere dal budget impiegato. Per esempio è necessario monitorare e sollecitare le prescrizioni riguardanti gli impianti cocleari (LEA) e gli accessori collegati. In generale non sono attivi i nuovi LEA nonostante siano in vigore dal 2017.
  • Le strutture: l’8-ter è la procedura con cui si accreditano le strutture, bisogna rivederne i parametri per renderli attuali rispetto alla domanda (es. casi di autismo in crescita che non vengono recepiti dai parametri oggi in vigore).
  • Servizi riabilitativi di logopedia, fisioterapia, neuropsicomotricità da riattivare.
Squadra di pararowing
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Anffas partecipa alla tavola rotonda sulla rete dell’inclusione della disabilità organizzata dalla Società Canottieri Armida

La Società Canottieri Armida organizza una tavola rotonda sulla rete dell’inclusione, con riferimento alla disabilità, intitolata “Rowing for Paris 2021”. Venerdì 22 ottobre nella sede di viale Virgilio 45 a Torino. Modera Silvia Bruno.

La rete dell’inclusione della disabilità

Partecipazione speciale di Paola Grizzetti che presenta “La rete dell’inclusione”. Si tratta di associazioni e realtà territoriali che quotidianamente collaborano per permettere l’inclusione e l’integrazione di individui con disabilità e/o disagi. Al mattino partecipano anche Giancarlo D’Errico e Angelo Faiella, rispettivamente presidente e vicepresidente di Anffas Torino.

Programma mattino

ore 9.30 – Accreditamento

ore 9.45 – Saluti istituzionali

  • Marco Rolando, Direttore Dip. Materno-Infantile ASL TO3.

ore 10.15 – Dal riconoscimento della disabilità/disagio

  • Pamela Fantin, Psicologa;
  • Federico Egidi, Medico dello sport;
  • Lucia Longo, TPN UGIdue e casa UGI;
  • Levi Montalcini Marta, NPI- ASL TO3,

ore 11.30 – Collaborazione e sostegno familiare

  • Piero Abruzzese, Associazione Forma;
  • Marinella Goitre, UGI -TORINO;
  • Mirella Flecchia, CEPIM;
  • Giancarlo D’Errico e Angelo Faiella, Anffas;
  • Luca Nicolini, I buffoni di corte e COORDOWN.

Programma pomeriggio

ore 14.00 – L’inserimento lavorativo

  • Paolo Vallinotti e Roberto Vendrame, Cooperativa Esserci – Pandan;
  • Silvia Gallino, Cooperativa ORSO;
  • Savino Ciriello, Avio Aero.

ore 15.00 – Attività motoria e sportiva: inclusione e superamento delle barriere fisiche e sociali

  • Carmelo Velardo, Progetto CON-TATTO;
  • Enrico Colzani, Chivasso Rugby (IMAS);
  • Hugo Lavalle, Acquarella;
  • Paolo Iacono, referente SOI- IIS Copernico Luxemburg;
  • Annalisa Cerrone, INsuperABILI;
  • Gianni Ferrero, CPD/ IsITT;
  • Cristina Ansaldi, Progetto Pararowing Armida.
Roberto Keller
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“Screening dell’autismo negli adulti con sindrome di Down: risultati preliminari” del dott. Roberto Keller

Autismo e Sindrome di Down sono argomenti che interessano le famiglie che si riconoscono nell’associazione Anffas Torino. Per questo segnaliamo che il prestigioso “Journal of Psychopathology” ha pubblicato un interessante articolo del dott. Roberto Keller (Centro Regionale Disturbi Spettro Autistico in Età Adulta) intitolato “Screening del disturbo dello spettro autistico negli adulti con sindrome di Down: risultati preliminari”.

“È  un piccolo lavoro pionieristico ma che testimonia l’importanza di creare una rete tra diversi specialisti per la valutazione completa nella disabilità intellettiva in età adulta”. Così spiega lo stesso dott. Keller, che si occupa – tra l’altro – di Autismo e Sindrome di Down in età adulta.

Riportiamo una sua breve biografia.

Medico, specialista in psichiatria, neuropsichiatria infantile, psicoterapeuta. Responsabile del Centro Pilota della Regione Piemonte per i Disturbi dello spettro autistico in età adulta presso ASL TO2. Dirigente medico di psichiatria presso il Dipartimento di salute mentale ASL TO2. Docente a contratto presso la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell’Università di Torino e autore di circa cento pubblicazioni a livello nazionale e internazionale e docente a livello nazionale in numerosi corsi ECM.

https://www.jpsychopathol.it/wp-content/uploads/2021/10/08_439_Keller-1.pdf

Siringa e vaccino Covid-19

Dalle malattie respiratorie alla disabilità, terza dose del vaccino anti-Covid agli iper-fragili

Dalle malattie respiratorie a quelle neurologiche a varie forme di disabilità, sono questi i soggetti iper-fragili per i quali sarà prevista una terza dose di richiamo del vaccino anti-Covid.

Lo prevede la nuova circolare emanata dal Ministero della Salute. Il cui titolo è infatti “Aggiornamento delle indicazioni sulla somministrazione di dosi addizionali e di dosi ‘booster’ nell’ambito della campagna di vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19”.

Ai fini del piano di somministrazione di una dose di richiamo, si legge così nella circolare. “Si potrà progressivamente offrire una ulteriore dose di vaccino Cominarty (autorizzato da EMA per questa indicazione) alle persone con elevata fragilità, a prescindere dall’età. E a tutti coloro che abbiano un’età uguale o superiore ai 60 anni. Questo purché siano trascorsi almeno 6 mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione”.

Condizioni di fragilità e/o disabilità per terza dose del vaccino anti-Covid

Il Ministero della Salute ha pubblicato l’elenco delle condizioni concomitanti/preesistenti di elevata fragilità. Chi ne è affetto, infatti, ha diritto alla dose booster di vaccino anti SARS-CoV-2/COVID-19. Ecco quindi l’elenco:

  • malattie respiratorie (fibrosi polmonare idiopatica; che necessitino di ossigenoterapia);
  • malattie cardiocircolatorie (scompenso cardiaco in classe avanzata; pazienti post-shock cardiogeno);
  • malattie neurologiche (sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone; sclerosi multipla; distrofia muscolare; paralisi cerebrali infantili; miastenia gravis; patologie neurologiche disimmuni).

Ed ancora: diabete e altre endocrinopatie severe (diabete di tipo 1; diabete di tipo 2 in terapia con almeno 2 farmaci per il diabete o con complicanze; morbo di Addison; panipopituitarismo). Malattie epatiche (cirrosi epatica). Malattie cerebrovascolari (Evento ischemico-emorragico cerebrale con compromissione dell’autonomia neurologica e cognitiva; Stroke nel 2020-21; Stroke antecedente al 2020 con ranking ≥ 3). Emoglobinopatie (talassemia major; anemia a cellule falciformi; altre anemie gravi).

Infine, altre patologie (fibrosi cistica; sindrome di Down; grave obesità). E anche disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica (disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art. 3 comma 3).

Copertina libro Siblings di Andrea Dondi
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Consiglio letterario: “Siblings. Crescere fratelli e sorelle di bambini con disabilità”, scritto dallo psicologo e psicoterapeuta Andrea Dondi

Quello dei siblings, fratelli e sorelle di una persona con disabilità, è un tema che sta molto a cuore ad Anffas Torino, che infatti sta formando il primo “gruppo siblings” dedicato ai bambini dai 6 ai 12 anni (clicca qui per saperne di più).

A questo proposito, segnaliamo il libro “Siblings. Crescere fratelli e sorelle di bambini con disabilità”, scritto dallo psicologo e psicoterapeuta Andrea Dondi.

Una breve recensione. Nell’esperienza quotidiana di una famiglia con un figlio con disabilità, tra impegni di cura e accompagnamento, a volte è difficile dare spazio agli altri figli. I siblings vivono un’esperienza di crescita che può essere a tratti faticosa, in una chiamata implicita a essere responsabili, indipendenti, sempre comprensivi.

Questo libro si propone di dare loro voce. Aiutando i genitori a cogliere, nelle diverse fasi di crescita, l’enorme ricchezza del loro sguardo sulla disabilità (e il modo in cui questa li sta forgiando). Ma anche a combattere alcuni pericoli, come l’eccessiva solitudine o la paura del futuro. Attraverso la pluriennale attività di Fondazione Paideia e le più importanti esperienze internazionali sui fratelli sani di persone con disabilità, questo è il primo volume in Italia a offrire ai genitori un percorso sui temi educativi e affettivi centrali nella vita di tutti i figli.

INTERVISTA – Per saperne di più, riportiamo l’intervista pubblicata sul sito www.vita.it (qui il link)

«Questo non è un libro che parla di disabilità, ma parte dall’esperienza della disabilità fatta dalla famiglia utilizzando il punto di vista dei fratelli, il loro sguardo sulla disabilità, la loro modalità di viverla». Così inizia, con le parole del presidente di Fondazione Paideia, Fabrizio Serra, “Siblings. Crescere fratelli e sorelle di bambini con disabilità” (Edizioni San Paolo 2018, pp. 207, euro 18,00).

Un libro che prende le mosse da una domanda: «Perché occuparci dei siblings, cioè dei fratelli di bambini con disabilità, se sono i loro fratelli e le loro sorelle ad avere bisogno di aiuto?». Domanda che abbiamo posto direttamente ad Andrea Dondi, l’autore del volume. Psicologo, psicoterapeuta, analista transazionale, didatta e supervisore che vive e lavora a Milano, dove da oltre 20 anni affianca all’attività clinica momenti di lavoro dedicati alla disabilità in particolare con Fondazione Paideia, in un’ottica centrata sulla famiglia, conducendo seminari di formazione, conduzione di gruppi per genitori e promuovendo e organizzando gruppi per siblings.

Si può dire che questo è il primo libro dedicato al tema dei siblings?

“Non so se si possa dire che è il primo libro sui siblings ma certamente è il primo volume in Italia che offre ai genitori di bambini con disabilità un percorso sui temi educativi e affettivi centrali nella vita di tutti i figli”.

La prima cosa che viene in mente è perché, a fronte di una famiglia che ha un figlio disabile, scrivere un libro dedicato all’altro figlio?

“Perché nell’esperienza quotidiana di una famiglia con un figlio con disabilità, tra impegni di cura e accompagnamento, a volte è difficile dare spazio agli altri figli. I siblings, fratelli e sorelle di una persona con disabilità, vivono un’esperienza di crescita che può essere a tratti faticosa, in una chiamata implicita a essere responsabili, indipendenti, sempre comprensivi”.

Quindi lo scopo del libro è dar loro voce?

“Sì, si propone di dare loro visibilità, aiutando i genitori a cogliere, nelle diverse fasi di crescita, l’enorme ricchezza del loro sguardo sulla disabilità – e il modo in cui questa li sta forgiando – ma anche a combattere alcuni pericoli, come l’eccessiva solitudine o la paura del futuro. È da chiarire anche che l’idea di scrivere questo libro nasce da una richiesta proprio dei genitori, raccolta da Fondazione Paideia”.

Come mai questa carenza di letteratura riguardo ai siblings, fratelli e sorelle di una persona con disabilità?

“In effetti la relazione fraterna tout court non è stata molto studiata in ambito sociologico o psicologico rispetto ad altre tipologie di relazione, come ad esempio la diade mamma-bambino o la relazione di coppia o genitoriale. Questa “distrazione” è francamente abbastanza incomprensibile, perché oggi sappiamo che la relazione fraterna costituisce un’esperienza molto utile alla crescita dei bambini e al loro sviluppo sociale, proprio come per i figli unici è molto utile frequentare altri bambini nei contesti formali (asilo, scuola) oppure per conoscenze amicali.

All’inizio le poche ricerche sul tema si sono concentrate sugli aspetti di criticità della relazione fraterna, quasi a indicare che avere un fratello o una sorella costituisce uno svantaggio. Questo fatto ha sicuramente una radice storica, per cui un tempo, nell’era della società rurale, quando era comune essere in sette, otto, dieci, fratelli, farsi largo e trovare il proprio spazio era una necessità legata alla “sopravvivenza” affettiva. Alcune modalità tipiche della relazione fraterna, come la rivalità, la gelosia, l’invidia, il conflitto, sono sicuramente degli elementi comuni, anche se non gli unici, presenti nel quotidiano delle famiglie con più figli”.

Nel caso in cui uno dei fratelli sia disabile le cose si complicano…

“Certo perché essere fratello o sorella è un’esperienza che ci accompagna per molto tempo nella nostra vita, per il fatto che è la relazione potenzialmente più lunga di tutte. Con i fratelli e le sorelle si condividono moltissime cose, alcune delle quali sono veramente importanti; ad esempio, si ha in comune il “patrimonio genetico”, cioè gran parte della nostra struttura biologica di base è praticamente identica.

È per questo motivo che i fratelli e sorelle si somigliano tanto. Poi essi condividono il contesto familiare in cui crescono: anche questo è un aspetto molto significativo e intenso, per il fatto che si vive a stretto contatto per tutto il giorno e spesso anche la notte, ma soprattutto perché tutto ciò avviene nel periodo della nostra vita in cui cresciamo e decidiamo che persone diventare. Ed è qui che, nel caso dei siblings, incontriamo la differenza sostanziale rispetto a situazioni tradizionali”.

In che senso?

“Quella di sibling è una condizione particolare e come tale va avvicinata. Una prima fondamentale distinzione va fatta all’interno della famiglia che si confronta con la disabilità, e riguarda la differenza tra il vissuto dei siblings e quello dei loro genitori. Sappiamo che per i genitori non è affatto facile fare i conti con la disabilità dei figli e sappiamo quanta energia e fatica sia loro richiesta dalla “semplice” vita quotidiana. Il vissuto dei genitori di una persona con disabilità fa parte di un’esperienza che potremmo definire “adulta”: la nascita di quel vissuto, nella maggior parte dei casi, coincide con la nascita del figlio con disabilità.

Molti genitori infatti raccontano di non aver avuto a che fare con “il mondo della disabilità” prima di quel momento. I siblings, diversamente dai genitori, condividono la stessa generazione dei fratelli con disabilità, lo stesso periodo di crescita e di formazione. Ed è una differenza sostanziale rispetto ai genitori. I siblings costruiscono il loro “essere persone”, in termini di carattere e personalità, confrontandosi continuamente e quotidianamente con il tema della disabilità. E con il fatto di avere un fratello o sorella con disabilità e, con ogni probabilità, un contesto familiare sottoposto a stress continuo. Per questo è fondamentale che si prenda in considerazione il vissuto dei siblings. A partire dalla fase di sviluppo che stanno attraversando. E dalla constatazione che l’influenza della disabilità sulla vita di un sibling è diversa”.

Quali sono le principali criticità dell’essere siblings?

“Innanzitutto è giusto definire la condizione dei siblings non come un problema ma come una condizione. Hanno a che fare con un’esperienza famigliare particolare che comporta sfide aggiuntive rispetto ai propri coetanei. Sfide che si presentano per un arco temporale che dura spesso tutta la vita. Questo è il motivo per cui il testo è suddiviso per fasce di età e fasi evolutive: a seconda del periodo di vita i problemi e le sfide cambiano”.

Che tipo di sfide concretamente?

“Ci sono tantissime possibilità. Si potrebbe parlare del del senso di colpa, che nasce nel provare emozioni negative nei confronti del fratello o sorella con disabilità; un po’ come quando qualcuno si sente a disagio per avere fatto o pensato di fare qualcosa che immagina sbagliato o che potrebbe arrecare un danno. O la gelosia: l’esperienza di accudimento dei genitori è, nella quasi totalità dei casi, “sbilanciata” a favore del figlio con disabilità, per tutti i bisogni speciali che richiede. Finire sullo sfondo, per un sibling, è un rischio presente: spesso ci viene da definire i siblings come “invisibili”.

È quindi importante per loro indovinare la strategia per ottenere la dose di attenzioni che permette di crescere come persone. Provare gelosia per il fatto che mamma resta in ospedale giorno e notte con il fratello con disabilità può essere un sentimento molto intenso, anche perché la disparità di attenzioni non si esaurisce con il ricovero. Ci sono casi in cui addirittura dalla gelosia si passa all’invidia. È del tutto possibile che un bimbo invidi la disabilità del fratello perché dà diritto a più attenzioni. Un fatto che spesso sconcerta i genitori”.

Questi sono tutti casi che riguardano l’eta infantile. E quando si cresce come cambiano le sfide?

“Si va dalle situazione di imbarazzo e vergogna fino al dover fare i conti con i coetanei. E poi c’è l’impatto sulla vita sociale e sulla vita adulta. Scelte importanti come dove andare a lavorare, che studi fare o che partner scegliere, vengono condizionate dal fatto che tutto vada incastrato col fatto di avere un fratello con disabilità”.

Uno dei temi più importanti immagino sia il “dopo di noi” famigliare. Cioè chi si occuperà del fratello con disabilità quando i genitori non lo potranno più fare…

“Nel libro lo definiamo caregiver. Un ruolo molto difficile e complesso, e ci si può arrivare in modi diversi. Per i genitori di una persona con disabilità è coevo alla nascita del figlio con disabilità, perché da quel momento non smettono di “prendersi cura” di lui, un impegno che li assorbirà per gran parte della vita. I siblings vivono esperienze molto differenti di caregiving, a seconda di alcune variabili che influenzano lo scorrere del tempo della loro relazione fraterna. Quello che può capitare è che i genitori, per comprensibile ansia, diano per scontato questo passaggio di consegne creando grande ansia e un fardello di responsabilità esagerato”.

Che fare in questi casi?

“Nel libro spieghiamo che l’idea non è tanto di evitare di fare riferimento ad un futuro di accudimento. Anche perché spesso i fratelli non si sottraggono. Ma è importante non dare per scontato che assumano un ruolo genitoriale nei confronti dei fratelli con disabilità. Non essendo loro figli possono avere esigenze di vita che rendono difficile questo passaggio. Il consiglio è negoziare con loro quale sarà l’impegno che intendono investire in questo ruolo che avranno nel futuro”.

Ma perché scrivere un libro dedicato ai genitori e non, ad esempio, agli operatori?

“Mi occupo con continuità del tema siblings da più di un decennio. Da altrettanto tempo collaboro con la Fondazione Paideia di Torino per costruire informazione e sostegno per i siblings di tutte le età. Insieme abbiamo organizzato due convegni internazionali sul tema. E istituito un coordinamento di operatori che opera da quattro anni su tutta la Regione Piemonte promuovendo e progettando attività per i siblings.

Uno dei motivi per cui scrivere un libro come questo risiede proprio nella necessità forte di parlare dei siblings, fratelli e sorelle di una persona con disabilità, in modo esaustivo e per quanto possibile completo. Bisogna farlo nel modo più semplice possibile, rivolgendosi in prima battuta proprio a quelli che sono gli interlocutori più significativi e privilegiati: i genitori. Ma mi piace pensare che si tratti di un punto di partenza. Uno stimolo a parlare, discutere, scrivere di siblings e a costruire momenti e progetti dedicati al loro benessere. Perché di questo esiste il bisogno, ancora troppo silente. Poi magari fra qualche tempo si potrà pensare anche a dei testi più scientifici nei termini e dedicati agli operatori”.

Tavolo con Daniela Albano Angelo D'Orsi Stefano Lo Russo Elena Maccanti
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Confronto tra i candidati Sindaco: le risposte sulla disabilità di Stefano Lo Russo, Angelo D’Orsi, Elena Maccanti e Daniela Albano

Lo scorso venerdì 24 settembre, Anffas Torino ha organizzato un confronto tra i candidati a Sindaco della Città di Torino sul tema della disabilità, cui hanno partecipato i candidati a Sindaco Stefano Lo Russo e Angelo D’Orsi, oltre all’onorevole Elena Maccanti in rappresentanza di Paolo Damilano e la consigliera comunale Daniela Albano in vece di Valentina Sganga. Ha moderato il dibattito Cinzia Gatti, giornalista di Torino Oggi.

Le domande del confronto sulla disabilità

Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino, ha introdotto l’incontro: “Le tematiche politiche e amministrative che riguardano la disabilità sono urgenti e sempre attuali, visto che concorrono alla qualità di vita delle persone, e riguardano un numero sempre maggiore di cittadini, di fronte al progressivo invecchiamento della popolazione. Sono trasversali – non parliamo solo di sanità, ovviamente, ma di lavoro, abitazione, trasporti, istruzione e formazione professionale, sport, cultura ecc. – e universali, danno la cifra del grado di civiltà che una città è in grado di offrire ai suoi cittadini, a tutti i suoi cittadini. E sono in evoluzione: bisogna favorire il passaggio, già in atto, dal modello di riferimento medico-legale a quello bio-psico-sociale”.

Ai partecipanti sono state rivolte, già nella lettera di invito, tre domande centrali per delineare una “seria” politica sulla disabilità:

  • Vi impegnate a non decidere nulla su di noi e sulle nostre famiglie senza di noi? Siete disposti a praticare una reale co-progettazione e co-programmazione? Tavolo permanente cittadino sulla disabilità, sì o no?
  • L’offerta di servizi e supporti della città è datata, non ci sono servizi e supporti sufficienti per tutti perché il sistema di rilevazione del bisogno è obsoleto. Rientra nel vostro programma una rilevazione precisa dei bisogni delle persone con disabilità? Avete intenzione di porre rimedio alla carenza di servizi, per esempio sbloccando gli accreditamenti?
  • L’attuale sistema di valutazione dei servizi si basa prevalentemente su criteri quantitativi (minuti di personale impiegati) e strutturali, peraltro con regole che prevedono unicamente supporti legati alle disabilità fisiche. Vi impegnate ad adottare un sistema di vigilanza qualitativo e partecipato, e dare evidenza pubblica dei verbali delle verifiche effettuate?

Due domande sono state poste da Francesco, ragazzo autistico, che ha chiesto aiuto per andare ad abitare in autonomia insieme ai suoi amici; e da Flavio ragazzo Down, che ha appena trovato lavoro e vorrebbe che la stessa “fortuna” possa toccare anche ai suoi amici.

Ecco un riassunto delle risposte del confronto sulla disabilità

Per vedere il video, clicca qui.

Stefano Lo Russo

“Noi vogliamo una Torino grande, forte e unita. Unita perché tutti i cittadini devono sentirsi protagonisti. Torino è sempre stato un modello nell’inclusività, un filo che si è allentato negli ultimi anni e che dobbiamo riprendere. Sono molte le sfaccettature da considerare, per esempio l’assistenza domiciliare, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la collaborazione tra pubblico e privato. Non più il Comune che pianifica e il terzo settore che eroga, ma una reale co-progettazione e co-programmazione, come vuole la nuova legge del terzo settore: in questo orizzonte, rientra anche il tavolo sulla disabilità. (…)

I criteri con cui vengono erogati servizi e ausili sono datati, vogliamo metterci mano insieme alla Regione per integrare servizi sociali e servizi sanitari. Modalità, tipologia e qualità dei servizi sono da rivedere, qui sta il cuore della co-progettazione: bisogna aggiornare l’offerta socio-assistenziale rispetto al bisogno, insieme ai beneficiari dei servizi. (…)

I fondi regionali sono insufficienti soprattutto a Torino. Il monitoraggio sui servizi è necessario, non è evidentemente sufficiente farlo in base ai minutaggi e agli orari. Vogliamo adattare la macchina comunale alle reali esigenze. (…)

Casa e lavoro sono questioni centrali, all’interno della revisione del modello organizzativo di assistenza. A Torino ci sono tanti alloggi sfitti, il problema è come costruire spazi di autonomia. Le politiche di inserimento lavorativo per le categorie più fragili sono prioritarie, se vogliamo costruire una città grande, forte e unita”.

Angelo D’Orsi

“Ascolto e trasparenza sono alla base della mia candidatura, il tavolo sulla disabilità risponde a queste mie priorità. Uso la metafora delle periferie, abbandonate dalle ultime amministrazioni, per parlare delle persone con disabilità. Considerate alla periferia della normalità. E invece dobbiamo occuparcene come parte fondamentale. (…)

La riduzione progressiva servizi è correlata al macigno del debito del Comune, contratto con le Olimpiadi e aggravato con le banche. È ora di dire basta: dirottiamo i fondi per grandi opere e grandi eventi verso piccoli interventi che migliorino la vita delle persone, occupiamoci della manutenzione della città e delle persone. Non è vero che non ci sono i fondi, dipende da dove si sceglie di usarli. (…)

Dare evidenza pubblica, dei verbali come dei conti, è la base della democrazia: i pubblici amministratori sono funzionari al servizio del popolo, cui devono rendere conto. (…)

Aiutiamo in modo concreto le famiglie, non solo dal punto di vista economico: casa e lavoro rientrano nella strategia per non lasciare da sole le famiglie. (…)

Francesco e Flavio, nelle vostre domande avete parlato di amici, cioè avete posto una questione individuale in termini politici, avete parlato per una categoria, per una comunità: è stato emozionante, è questo il senso della politica”.

Elena Maccanti

“La Regione Piemonte con l’assessore Chiara Caucino e il Ministro della Disabilità Erika Stefani fanno della coprogettazione la loro forza: per noi parlano i fatti. Se parliamo di tavolo permanente sulla disabilità a livello cittadino, prendiamo spunti da quanto fatto dalla Caucino a livello regionale, con focus sui temi di vera inclusione come trasporti, scuola e lavoro. (…)

Le polemiche non servono, occorre lavorare nella logica di una leale collaborazione tra Città e Regione per ripensare un sistema di erogazione dei servizi che risponda davvero ai bisogni delle persone con disabilità. Dobbiamo ripensare alla vita della città con occhio sempre attento nei confronti di chi ha delle difficoltà, per esempio nella viabilità e nel trasporto pubblico. (…)

La Caucino ha avuto il coraggio di fare una delibera regionale per cambiare le commissioni di vigilanza. Finora venivano verificati solo i requisiti strutturali, non la qualità del servizio e l’efficacia degli interventi: noi abbiamo messo mano a questa riforma e vogliamo coinvolgere le famiglie. (…)

La vita indipendente è un obiettivo, per arrivarci serve una politica di inclusione che riguardi casa, lavoro e mobilità, e servono progetti individualizzati alle esigenze del singolo, come abiti sartoriali: sono già 300 i progetti specifici promossi dalla Caucino a livello regionale. E abbiamo promosso un progetto con Federfarma perché le farmacie siano presidi sul territorio, cui le persone possano rivolgersi per qualsiasi difficoltà: anche questo contribuisce alla vita indipendente delle persone con disabilità”.

Daniela Albano

“La nostra giunta ha scelto la figura del disability manager per coordinare il lavoro degli assessorati, ha lavorato bene e proposto soluzioni costruttive. Il tavolo sulle disabilità sarebbe un’ottima occasione per coinvolgere ulteriormente le associazioni di rappresentanza. (…)

La qualità dei servizi non è legata solo al tempo utilizzato, ma alla qualità del tempo stesso. Valutarne l’efficacia è fondamentale sempre, ma ancora di più quando si parla di servizi assistenziali. L’altro elemento che serve è la continuità di chi offre le prestazioni: per questo bisogna dedicare molta attenzione anche alla qualità del lavoro di chi offre queste prestazioni. (…)

Lavoro e casa sono tra i problemi principali che riguardano tutti i giovani, certo i giovani con disabilità meritano un’attenzione particolare”.