Bambino che gioca con educatrice
,

Terapie riabilitative per persone con disabilità: sono consentite le sedute private?

Secondo il Dpcm del 3 novembre proseguono le attività che rientrano nei piani territoriali regionali. Ma chi ne è escluso può dare continuità ai propri progetti riabilitativi senza il rischio di incorrere in sanzioni?

 

Le terapie riabilitative per persone con disabilità svolte in forma privata sono consentite o vietate? È uno degli aspetti poco chiari del Dpcm del 3 novembre 2020, l’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con le regole che la popolazione italiana dovrà seguire fino al 3 dicembre per fronteggiare l’emergenza Covronavirus.

L’argomento è trattato nell’articolo 12, dove si specifica che “le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono svolte secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori” (fonte www.disabili.com).

Purtroppo, tante persone con disabilità (compresi gli autistici) fanno queste terapie riabilitative – che, ricordiamo, non sono equiparabili a prestazioni mediche – in forma privata e non all’interno dei citati “piani territoriali regionali”. Ricordiamo che le linee guida 21 dell’Istituto Superiore della Sanità le facevano rientrare nei livelli essenziali di assistenza (LEA), con una norma che è stata successivamente cancellata.

Tante famiglie quindi, oltre a pagare per una prestazione che dovrebbe rientrare nella sanità pubblica, non sono sicure di poter proseguire con le terapie riabilitative e con gli interventi cognitivo-comportamentali, che per essere efficaci hanno bisogno di continuità. Anffas Torino ha chiesto chiarimenti nelle sedi opportune ed è in attesa di una FAQ che elimini ogni dubbio interpretativo a proposito.