Copertina Fiori per Algernon
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Fantascienza e disabilità nel racconto “Fiori per Algernon”

Fantascienza e disabilità sono i cardini di “Fiori per Algernon (Flowers for Algernon)”, racconto scritto nel 1959 da Daniel Keyes, vincitore del premio Hugo per il miglior racconto breve nel 1960, poi ampliato in un romanzo che vinse il Premio Nebula. È considerato un classico della letteratura in lingua inglese del XX secolo e uno dei più bei racconti di fantascienza di sempre. Ha avuto numerosi adattamenti, per televisione, teatro, radio, inoltre l’adattamento cinematografico “I due mondi di Charly” ha ottenuto l’Oscar al miglior attore nel 1969. Il racconto è stato tradotto in italiano per la prima volta nel 1959 nell’antologia Le meraviglie del possibile (curata, per inciso, da Fruttero e Lucentini), il romanzo è stato tradotto nel 1967.

Racconto

Charlie Gordon, un inserviente con disabilità mentale, ha il compito di lavare il pavimento in una fabbrica. È cosciente di non essere intelligente quanto gli altri ma sogna di diventarlo, così, quando la sua insegnante Alice Kinnian gli parla di un procedimento sperimentale per aumentare l’intelligenza, decide di provarlo. Diventa così la prima cavia umana dell’operazione ideata dai professori Nemur e Strauss, che hanno già triplicato l’intelligenza di un topo di nome Algernon.

Charlie diventa sempre più intelligente: batte Algernon nella soluzione dei labirinti (mentre all’inizio era sempre il topo a vincere), prende per un po’ lezioni private da Alice – con cui allaccia un’amicizia – ma alla fine supera la maestra, e persino i professori che l’hanno operato, diventando un genio. Non tutti gli aspetti della sua vita, però, cambiano in meglio: Charlie si rende conto con dolore che era stato preso in giro per la sua stupidità dai suoi compagni di lavoro, mentre questi, spaventati dal suo misterioso cambiamento, firmano una petizione per farlo licenziare. Quando Charlie, con orrore, scopre altre persone ridere di un garzone ritardato – come i suoi vecchi compagni facevano con lui – lo difende ad alta voce, trovando uno scopo nella vita: aiutare chi è affetto da disabilità mentale.

Improvvisamente, però, l’intelligenza di Algernon comincia a mostrare segni di declino, quindi il topo muore. Svolgendo delle ricerche personalmente, Charlie scopre che gli effetti dell’operazione sono temporanei. E di lì a poco inizia a perdere le sue capacità intellettuali, cadendo in depressione. Ritrova il lavoro alla fabbrica, dove, conoscendo la sua storia, i suoi amici ora lo rispettano. Ma un giorno, dimenticandosi di tutto ciò che è successo, torna alla scuola per ritardati. Alice, vedendolo, scoppia a piangere. Charlie decide di andarsene per non darle più simili dispiaceri. E nella postilla della lettera d’addio (ormai di nuovo completamente sgrammaticata) chiede che qualcuno metta ogni tanto dei fiori sulla tomba di Algernon, nel suo cortile.

Romanzo

Il romanzo del 1966 ha essenzialmente la stessa trama del racconto. Con delle modifiche minori (ad esempio Charlie lava i pavimenti in una panetteria anziché in una fabbrica) ed alcune aggiunte.

Attraverso flashback ci viene presentata la famiglia di Charlie. Una madre violenta e ossessionata dalla “diversità” di suo figlio. Un padre rassegnato che alla fine lo porta via da casa per sottrarlo alla collera della moglie. Una sorella minore che lo detesta perché il fratello le complica la vita. Charlie inizia una relazione sentimentale con Alice, che rischia di naufragare quando, a causa del suo intelletto superiore, tutti i suoi interessi sono oltre la comprensione di lei.

Un altro periodo in cui il loro amore è a rischio è quando Charlie sta perdendo l’intelligenza. È preda di frequenti sbalzi d’umore, rabbia e depressione. Quando Charlie torna alle sue condizioni iniziali, la loro storia è ormai finita. Ad un certo punto, mentre è un genio, Charlie scappa per allontanarsi dall’influenza dei professori Strauss e Nemur, portando con sé Algernon. Fa conoscenza con un’artista chiamata Fay, sua vicina di casa nell’appartamento in cui si stabilisce. E allaccia con essa una breve relazione. Quando la mente di Algernon inizia a regredire, comunque, Charlie riprende il contatto con i professori – per capire cosa sta accadendo al topo – e con Alice.

Stile di scrittura e temi

La storia è narrata in prima persona da Charlie nei suoi diari. Così che il lettore possa rendersi conto dei cambiamenti che il protagonista attraversa nel corso della vicenda. I primi resoconti sono pieni di errori di grammatica ed esprimono una visione del mondo molto ingenua. Così il lettore capisce molto più di quanto non comprenda lo stesso narratore. Charlie, ad esempio, scrive di non capire perché i suoi compagni dicano “Non fare il Charlie Gordon” a chi fa qualcosa di stupido. Via via la grammatica e la comprensione del mondo di Charlie migliorano, per poi regredire allo stato iniziale alla fine della storia.

Al di là dell’idea fantascientifica di base, Fiori per Algernon tocca molti temi riguardanti il ruolo dell’intelligenza e della cultura nella vita. Uno dei temi più importanti – specialmente nel romanzo – è la posizione delle persone con ritardo mentale nella società. Il loro inserimento e la discriminazione cui sono soggetti. Una condizione di cui Charlie fa esperienza da entrambi i lati della barricata. Sempre nel romanzo, Charlie nota con irritazione di essere talvolta trattato come la cavia di un esperimento anziché come un essere umano. Che gli uomini vengano considerati solo come dati di un esperimento, senza riguardo per la loro dignità di persone, è uno dei rischi delle scienze umane moderne.

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