Francesco Faiella canottaggio

Contro le barriere dell’autismo: storia di Francesco, che rifornisce le macchine del caffè

“Ciao, mi chiamo Francesco e rifornisco distributori automatici di bevande, snack e prodotti no food”. Come un mantra, alla parola “distributori automatici”, Francesco Faiella, 22 anni, ripete la frase, sicuro che chi lo sta ad ascoltare capirà quanto è bravo. E per lui, che sin dalla nascita deve fare i conti con l’autismo, che fa da barriera al mondo “degli altri”, questo lavoro è una gran cosa. Vive a Torino, e suo padre Angelo, 56 anni (che con la moglie Tania Giagnotti, di 51, da vent’anni gestisce questo figlio speciale”), lo scarrozza in lungo e in largo, non solo per la città piemontese, rincorrendo tutti gli innumerevoli hobby che il ragazzo colleziona.

Dieci disabili diventano imprenditori

L’ultimo, da un anno in qua, quello dei distributori automatici, a dire il vero non è un hobby, ma un lavoro vero, che svolge con i suoi giovani colleghi, una decina di ragazzi autistici come lui dell’ex cooperativa sociale “Chicco Cotto”, poi confluita nella “IVS Italia – Your Best Break”, il più grande gruppo italiano specialista nella pausa grazie, appunto, ai suoi distributori automatici. Ne è nata l’impresa sociale Break Cotto, che rifornisce uffici, scuole, ospedali, biblioteche e grandi aziende. Questo impiego Francesco se l’è scelto dopo un’esperienza di alternanza scuola-lavoro, quando ancora frequentava l’istituto Rosa Luxemburg di Torino. “È li che ho imparato cosa sono i distributori automatici – dice – . Mi è servito molto, anzi moltissimo”.

Autistico in culla

E non è stato affatto facile arrivare a questo punto. Perché a Francesco, la condizione di bambino autistico, è stata diagnosticata a 2 anni d’età. “È nato così – spiega il padre Angelo – ce ne siamo accorti perché non parlava, non ci guardava negli occhi e non rispondeva quando lo si chiamava. All’inizio abbiamo indagato, pensando che potesse non sentire. L’abbiamo sottoposto ad una visita audiometrica all’ospedale Molinette di Torino, per controllarne l’udito. E siamo stati fortunati, perché è proprio lì che si formano i logopedisti. Così siamo potuti subito risalire al problema. Indirizzati all’ospedale infantile, abbiamo ottenuto una diagnosi e tutto il necessario per iniziare il trattamento cognitivo comportamentale. L’autismo è un insieme di caratteristiche – prosegue Angelo Faiella – la principale è la compromissione significativa dei canali comunicativi, che, unita alla dispercezione sensoriale e al fatto che queste persone non sono in grado di comunicare i disagi, innesca situazioni problematiche. Noi abbiamo avuto la fortuna di ottenere una diagnosi precoce e di imbatterci nelle persone giuste”.

La scuola e l’amore per l’informatica

Per Francesco la riabilitazione è una compagna inseparabile, quasi come Esmeralda, la sua amica del cuore. Che, dice, “non è la mia ragazza: noi parliamo e scherziamo”. Anche la scuola ha fatto molto, l’ha proiettato verso l’informatica. “Sono andato in un istituto tecnico economico statale, la vecchia ragioneria, e mi sono diplomato con 80 su 100 – racconta – . Mi è piaciuto molto, soprattutto perché l’indirizzo che ho seguito era quello sui sistemi informativi aziendali, quindi programmazione informatica. Mi hanno detto che sono bravo nel calcolo e nell’informatica, ma anche in matematica. È stato lì che, nel 2016, ho iniziato l’alternanza scuola lavoro con la cooperativa sociale “Chicco Cotto”. Tutto è nato perché ho conosciuto don Andrea, in occasione della manifestazione per l’autismo del 2 aprile 2016, che si fa ogni anno. Frequentavo la 3ª superiore e dovevo iniziare l’alternanza. Don Andrea mi ha aiutato. Mi sono trovato molto bene: all’inizio facevo tante belle cose: offerte speciali, programmavo i distributori automatici. Così, quando ho finito la scuola ho continuato a farlo”.

Lo sport, secondo amore

Ma chi l’avrebbe mai detto che un ragazzo autistico potesse essere quattro volte campione italiano di canottaggio, partecipare a lunghe camminate sulla via Francigena, fare sci, cimentarsi nel doppiaggio e avere un proprio gruppo musicale? La prova vivente è Francesco, con i suoi innumerevoli hobby. Il canottaggio, prima di tutto. “Sì, sono stato campione italiano quattro volte – conferma – . L’equipaggio è formato da disabili intellettivi che gareggiano nel circuito Capital Cup, a cui partecipano anche campioni olimpionici. Lì ci sono anch’io: sai che emozione quando ho conosciuto l’allenatore Agostino Abbagnale. E in alcune gare hanno avuto come timoniere Peppiniello Di Capua, che guidava appunto i fratelli Abbagnale. Mi piace tanto andare a fare trasferte in giro per l’Europa: a febbraio 2020, ad esempio, ero in Portogallo. Ma a novembre 2017 sono stato a Zagabria, e alcuni miei compagni pure ad Amsterdam, Budapest e Vienna”. “E poi faccio pure sci alpino a livello agonistico: ho vinto agli Special Olympics, gare riservate alle persone con disabilità intellettiva”. Nell’estate scorsa Francesco ha affrontato una camminata di 235 chilometri sulla via Francigena, da Proceno a Roma. Erano in 30, di cui 18 operatori e 12 ragazzi autistici. E l’estate prossima, a fine giugno, pensa di fare il bis, perché ne stanno organizzando un’altra da Bari a Matera.

Tra musica e doppiaggio

Il doppiaggio serve ai ragazzi affetti da autismo per recuperare il filo delle emozioni. Francesco si è cimentato in questa arte frequentando lo studio di registrazione a Porta Nuova, sempre a Torino. Quello che affronta da un po’ di tempo è un laboratorio studiato per ragazzi con Sindrome di Asperger e autistici. “Attraverso il doppiaggio imparano cose di cui sono carenti: sia l’espressione con la voce degli stati d’animo, che la comprensione degli stati d’animo stessi attraverso la modulazione della voce – sottolinea papà Angelo – . Il laboratorio li aiuta ad esprimere emozioni con l’intonazione della voce e a riconoscere le emozioni utilizzando lo stesso canale comunicativo”. “Prima non capivo quando mio papà era arrabbiato, ma adesso sì”, dice soddisfatto Francesco. Che per comunicare utilizza anche la musica. “La mia band è nata a marzo 2020, si chiama “Turin Tendency”, e la sera ci troviamo in sala prove – spiega – . Mi piace. All’inizio, quando andavo a lezione di pianoforte, nel 2012-2013, suonavo jazz. Ma ho sperimentato anche la musica classica e abbiamo composto una canzone. Dei cantautori italiani mi piace Pino Daniele”.
L’anno scorso, in periodo di lock down, per Francesco la musica è stata l’unica via d’uscita: ogni giorno suonava il piano, registrava e metteva il video su you tube. “Non potevo caricare i distributori automatici, e questo mi mancava – conclude – . Dalla mia casa vedevo la strada e sognavo di avere un appartamento tutto mio, dove abitare con gli amici. Altrimenti, lo diceva anche il mio papà, avrei ricominciato ad agitarmi: dondolare e sventolare le mani. E io quello stress non lo voglio provare”.